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Il ruolo economico e sociale di GDO e MDD centrale per le famiglie italiane: “Moderato l’impatto dell’inflazione, ma adesso va impedito aumento listini”

In un periodo storico in cui non mancano le tensioni economiche e sociali, la grande distribuzione organizzata (GDO) e i prodotti venduti con la marca del distributore (MDD) giocano un ruolo centrale.

Questo ruolo primario è stato messo ampiamente in risalto dai numeri che sono emersi nel corso della diciannovesima edizione del salone internazionale della Marca, svoltasi recentemente negli spazi di BolognaFirere.

Nel corso del convegno di apertura della due giorni bolognese, si è sottolineato come il settore distributivo italiano attragga l’80% dei consumi attraverso una rete di 25mila punti vendita e come la MDD abbia avuto nel 2022 un giro d’affari di 12,8 miliardi, in aumento di quasi il 10% rispetto all’anno precedente, raggiungendo una quota di mercato del 20,8%.

Questi numeri sono stati ottenuti anche grazie all’offerta di una vasta gamma di prodotti di consumo quotidiano—alimentari e non—a prezzi convenienti, per un risparmio stimato pari a circa 78 euro al mese per famiglia.

“Già nel corso del 2022 la distribuzione moderna ha svolto un ruolo sociale importante, perché ha moderato un’inflazione terribile che è arrivata da una serie di fenomeni internazionali”, spiega Marco Pedroni, presidente Adm (Associazione distribuzione moderna) in un’intervista rilasciata al magazine Foodweb. “Ciò ha ridotto l’impatto sulle famiglie, che è stato comunque significativo perché la perdita di acquisto si è vista”.

Secondo i dati del position paper di The European House – Ambrosetti e della ricerca IPSOS mostrati nel corso di Marca, sugli scaffali della Distribuzione moderna ci sono circa 70mila prodotti contrassegnati con il logo dell’insegna distributiva, i quali hanno dei prezzi in media del 20-25% più bassi rispetto a quelli di marca industriale.

Lo scenario relativo ai mesi futuri, secondo Pedroni vedrà un’inflazione ancora alta e una quota di mercato dell’MDD sempre in crescita: “Nel 2023 l’inflazione continuerà a essere alta, anche se i prezzi di materie prime energetiche e alimentari cominciano a ridursi”, dice il presidente di Adm. “In questo quadro la marca del distributore può certamente continuare a crescere anche il prossimo anno”.

Pedroni si augura poi che avvenga al più presto un confronto con la politica: “Sarebbe utile in questa fase complessa che il Governo ci chiamasse per un confronto con tutta la filiera per capire come si può ridurre l’impatto sui consumatori”, spiega, auspicando inoltre che “si facciano significative manovre per sostenere il reddito dei cittadini e impedire l’aumento dei listini.”

I dati dicono ancora che sui 600 miliardi di euro di fatturato complessivi della filiera del settore distributivo italiano—50 dei quali derivanti dall’export—155 miliardi sono generati dalle aziende della GDO, con un valore aggiunto diretto di 25,6 miliardi.

“Negli ultimi anni, tra pandemia e carovita, la distribuzione moderna ha dimostrato di essere un asset strategico dell’economia del Paese, sia per il valore aggiunto che riesce a generare sia per il contributo occupazionale, in particolare di giovani e donne”, conclude Pedroni.
 
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